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Avvertimenti e scenari annunciati


L’attuale emergenza Covid19 oggettivamente realizza uno scenario ampiamente annunciato perché l’indebolimento dei sistemi di autoprotezione del Pianeta e i rischi globali derivanti, di catastrofi e pandemie, sono da oltre 60 anni attentamente indagati, e i relativi studi resi ripetutamente pubblici dalla comunità scientifica, rimasta tuttavia inascoltata. Nel 1992 un primo avvertimento all’Umanità fu firmato da 1.700 scienziati, fra cui quasi tutti i Nobel per le Scienze. Nel frattempo una ininterrotta serie di altri avvertimenti giungeva da epidemie causate da zoonosi a loro volta scaturite dal dissesto ambientale, che hanno iniziato a ripetersi sempre più frequenti e pericolose: dall’HIV all’Ebola, dalla Sars (Sindrome respiratoria acuta grave) alla peste suina e all’influenza aviaria, dalla Mers (Sindrome respiratoria del Medio Oriente) alla WNF (West Nile Fever), e molte altre che abbiamo creduto di poter ignorare, fino al Covid-19 che ormai è pandemia.

Un secondo avvertimento degli scienziati all’Umanità, nel 2017, venne da quasi 15.000 studiosi divenuti presto oltre 20.000. Un nuovo richiamo, nel 2019, è stato firmato da 11.000 scienziati.

In Italia, nel 2019, con una lettera aperta ai Presidenti della Repubblica, del Senato, della Camera dei Deputati e del Consiglio dei Ministri, 200 scienziati hanno anche messo in guardia contro la grave disinformazione sulla crisi climatica e sulle sue conseguenze. Ma la politica e l’informazione non hanno reagito; quindi di tutto questo il grande pubblico non ha saputo mai niente.


Un tremendo avvertimento all’Umanità è giunto, nel 2019, con gli indomabili incendi che hanno devastato l’Australia per mesi, riducendo in cenere un incalcolabile patrimonio di biodiversità, 11 milioni di ettari e oltre 1 miliardo animali, e lasciando la vita selvatica superstite senza habitat in cui rifugiarsi. Un’altra catastrofe a cui, nuovamente, ha concorso in modo determinante la crisi climatica (fatto ora confermato anche dalle indagini scientifiche). Il più recente avvertimento all’Umanità ci viene direttamente da Coronavirus, ora pandemia. Ma nel 2020 non è rimasto l’unico: in questo breve periodo si sono susseguiti anche nuovi incendi e gravissime invasioni di cavallette ancora in corso; dobbiamo dunque attenderci anche crisi alimentari dovute alla perdita dei raccolti.

Ora, riguardo al Covid19, è certamente essenziale cercare vaccini e cure, e rafforzare i sistemi sanitari. Però la salute non può essere affidata solo alla cura della malattia conclamata, accettando come ineluttabile il ripresentarsi di malattie globali.


Sappiamo ormai di essere andati oltre alla zona di sicurezza e che saremo sempre più soggetti a continue catastrofi climatiche, quali uragani e incendi, siccità e carestie; sappiamo anche che superato un virus se ne ripresenterà certamente un altro, o una pandemia ancora peggiore magari per un super-batterio.

Per questo non è più rimandabile di concentrarsi sulle cause e agire per rimuoverle.

Non a caso in questi mesi di emergenza in tutto il mondo si sono moltiplicati nuovi appelli ai governanti per un cambio di rotta, da parte di scienziati, naturalisti, economisti, medici.


Citiamo a titolo di esempio solo alcuni fra i più recenti appelli che interessano in particolare l’Italia:

• Lettera di 350 organizzazioni socio-sanitarie, a cui fan capo 40milioni di medici, ai capi del G20

• Lettera di 400 scienziati al Presidente del Consiglio Conte e al Presidente della Repubblica Mattarella

• Lettera di 4 fra le più importanti associazioni animaliste italiane al presidente del Consiglio

e ai Ministri della Salute, dell'Ambiente, dell'Agricoltura e degli Affari Europei

• Campagna-appello di Fridays for Future Italia sottoscritta da scienziati e ricercatori


Tutti reclamano una decisa inversione di rotta da un sistema di sviluppo del tutto insostenibile, dando precise indicazioni sulle cause su cui intervenire. Nel frattempo petizioni in tutto il mondo raccolgono milioni di firme per l’abolizione degli allevamenti intensivi e dei wetmarket.


Eppure nulla di tutto ciò è stato considerato “notizia”. Di questi eventi la stragrande maggioranza delle popolazioni resta all’oscuro: in Italia nessun TG ne ha parlato; nessun talkshow li ha posti al centro della discussione. Questo muro di silenzio non è stato rotto nemmeno dall’appello di 200 celebrità, fra artisti e scienziati internazionali, per il non-ritorno alla “normalità”.


In Italia questi argomenti restano confinati nei ghetti del giornalismo di inchiesta; ma anche nel resto del mondo è comune tenere all’oscuro il grande pubblico; tanto che The Guardian ha esposto uno statement sotto ai propri articoli, in cui denuncia questa anomalia:

le inchieste accurate e autorevoli del Guardian sono fondamentali contro la dilagante disinformazione climatica, oggi più che mai pericolosa - e noi non staremo zitti

dichiarando inoltre di rinunciare ai proventi pubblicitari da industrie del petrolio.


Bisogna dunque, per prima cosa, interrompere il metodo dell’ignoranza: informare, responsabilizzare e favorire ogni forma di relazione in grado di far crescere comportamenti virtuosi, di sviluppare nuove idee e applicare soluzioni; combattere per introdurre l’educazione ambientale fra le materie obbligatorie nelle scuole e fra gli argomenti di aggiornamento obbligatori per i giornalisti.


Contestualmente bisogna partire, al più presto, con azioni concrete, miranti a smantellare alla base le principali cause che determinano distruzione di foreste e di animali selvatici, consumo di suolo, riduzione della biodiversità, riscaldamento globale, inquinamento, resistenza agli antibiotici, salti di specie, sprechi di acqua e di energia. Tutti fattori a cui concorre enormemente la zootecnia intensiva, che agisce inoltre in nefasta sinergia con i wetmarket.


La produzione della carne industriale ha fatto scomparire in pochi decenni decine di migliaia di piccoli allevatori per far posto a mostri di meccanizzazione (e di crudeltà) che, mentre garantiscono alti profitti privati, contribuiscono ben poco all’occupazione, forniscono cibo scadente portatore di gravi criticità per la salute umana, riversano sulla collettività una incalcolabile ricaduta in termini di distruzione ambientale e di costi per la sanità pubblica, espongono l’umanità al rischio costante di nuove disastrose malattie globali.


1 sono da considerarsi “allegati” tutti gli avvertimenti, le lettere aperte, gli appelli, le petizioni e gli studi citati,

che si intendono qui integralmente richiamati, inclusivi delle rispettive bibliografie.

Vedi elenco completo alla nota finale, con i relativi link per i documenti reperibili in rete.

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